14 Aprile 1917 – Sven Hassel

Categorie:

Credo che molti amanti della letteratura o semplicemente lettori, non avranno mai sentito parlare né letto opere di questo autore: SVEN HASSEL. Magari solo a chi interessa questo tipo di letteratura avrà seguito le sue opere. Personalmente mi ritengo un semplice lettore curioso di tutto che, da ragazzo, non poteva permettersi di andare nelle librerie, perciò mi recavo al mercato delle pulci o nel negozio di libri usati e barattavo tutti i libri che trovavo nelle soffitte e cantine di quelle case dove andavo a lavorare (all’epoca facevo l’imbianchino). Ricordo che con 10 tascabili, non cito editore né titoli, ma comunque letture che a me non piacevano, ottenevo due libri a mio piacere con il consenso del negoziante. In una di queste mie “escursioni” mi imbattei in questo autore: il titolo era “Maledetti da Dio”. Mi incuriosii, il libro parlava della guerra dal punto di vista di un Tedesco. E’ cronologicamente il settimo romanzo dei 14 scritti da Hassel ma il primo ad essere pubblicato. Spazia dall’inizio della guerra alla Campagna di Russia  e si differenzia dagli altri romanzi per lo stile e i personaggi, viene dedicato più spazio alla vita dell’autore durante i periodi di licenza. Si narrano le sue storie d’amore e, in generale, l’attenzione si pone più su di lui  che sui suoi compagni. Leggendo le note biografiche, trovai che era nato in Danimarca, ma come cittadino tedesco fu arruolato e si ritrovò a combattere una guerra che non capiva, per una Nazione che non sentiva sua, così decise di disertare. Catturato fu spedito in un battaglione disciplinare e da lì iniziò tutto il suo percorso di guerra, raccontato da lui stesso e che io, lettore alle prime armi, paragonai alle strisce di Sturmtruppen, tanto sembravano inverosimili le vicende narrate. Ma più andavo avanti nella lettura, più mi addentravo negli orrori di quella guerra, raccontata con ironia e amarezza, quasi sembrava irreale, più mi convinsi che non poteva essere tutto inventato, al punto che molti critici, gli “fecero le pulci” per smentire quanto descriveva nei suoi romanzi. Sì, perché dopo il primo ne scrisse molti altri, tant’è che sembrava impossibile si fosse trovato in così tanti posti per tutto il periodo della guerra: Grecia, Africa, Russia, Italia. Forse tanti fatti li avrà ascoltati da certi commilitoni catturati come lui dalle SS e condannati a essere sempre in prima linea. Se avrete voglia di leggere questo autore, vi colpirà più di tutto la descrizione dei suoi compagni di sventura:

  • Il Maresciallo Capo Wilhelm “Willie” Baier, soprannominato Vecchio Unno, o soltanto il Vecchio, comandante della II Sezione, è una specie di padre per tutto il gruppo di soldati. Sui trentacinque anni è sposato e padre di due bambini, in battaglia conserva il sangue freddo, che però perde spesso e volentieri davanti alle mascalzonate compiute dalla sua Sezione durante i momenti di riposo.
  • Il Maresciallo Alfred Kalb, soprannominato il Piccolo Legionario, è di origine musulmana, prega ogni giorno rivolto a La Mecca ed è un ex membro della Legione straniera francese. È il soldato più esperto della compagnia, sempre con una sigaretta in bocca, è abile con il coltello. A seguito della sua castrazione effettuata dalle SS è diventato impotente e canta spesso una melodia inneggiante la morte.
  • Maresciallo Barcelona Blom un veterano della Guerra Civile Spagnola, nostalgico della Spagna e degli aranci; ha combattuto inizialmente coi comunisti repubblicani per poi cambiare schieramento prima della fine della guerra, ma non abbastanza in tempo da evitare la galera e il battaglione disciplinare. È il vice comandante della II Sezione. Porta con sé un’arancia, in ricordo del rancio che otteneva durante la Guerra Civile Spagnola. Ha combattuto per tre anni nel Tercio ed è un tiratore scelto.
  • Sergente Gregor Martin è l’ex autista di un generale che lui e gli altri hanno soprannominato “Culo e braghe”). Non particolarmente coraggioso ma professionista del contrabbando, che spesso aiuta Porta a far “svanire” carichi particolarmente grossi (tipo scavatori e trattori Ford americani destinati ai russi).
  • Sergente Julius Heide  è un nazista fanatico e maniaco del regolamento, incarnazione del perfetto soldato tedesco, anche nell’aspetto fisico, essendo alto e biondo; figlio di proletari, vede la disciplina come metodo di riscatto da quella situazione, e da diversi passaggi nei romanzi si intuisce che il suo fervore nazista è solo il modo in cui manifesta la sua assoluta obbedienza a autorità e disciplina, indifferentemente dal colore ideologico: sopravviverà alla guerra, diventando maggiore nell’esercito comunista della Germania Est e comandante di un battaglione di carri. E’ un soldato coraggioso e molto capace.
  • Caporale maggiore Wolfgang Ewald Creutzfeld detto “Fratellino”, originario di Amburgo, un gigante dotato di grande coraggio e forza erculea. Suo segno distintivo è una bombetta grigia; in più occasioni asserisce orgoglioso di esser stato dichiarato “completamente imbecille” da tre psichiatri militari, e spesso usa questa sua “idiozia” per prendersi gioco anche crudelmente di ufficiali e sottufficiali che recano fastidio a lui o alla sezione coi loro metodi estremisti.
  • Caporale maggiore Joseph Porta magro e astutissimo soldato originario di Berlino, amante della cucina, sempre in cerca di cibo. È l’anima degli imbrogli e dei raggiri che si verificano nei romanzi ed è l’autore di numerose “storielle incredibili” ed aneddoti, che racconta nei momenti più disparati. Suo segno distintivo è un cappello a cilindro giallo, preso in Romania ad un barone a seguito di una epica partita a “ving-et-un” descritta in “Maledetti da Dio” assieme ad una marsina e ad un monocolo; E’ il miglior pilota della V Compagnia, ha buone capacità di meccanico, ed è un ottimo tiratore. Gestisce loschi affari a Berlino, conosce locandieri e criminali di ogni genere, ed è in grado di circuire qualsiasi ufficiale tedesco e sovietico, avendo una buona conoscenza della lingua russa.
  • Albert Mumbuto  è un africano, ma è considerato dai medici “tedesco all’80%”, viene spesso scambiato per un soldato coloniale. Suo padre era un tamburino dell’Esercito.
  • Il Professore è un ex SS finlandese, volontario, pieno d’idee naziste. Compare in “Colpo di Mano a Mosca” e “Battaglione d’Assalto”. Porta occhiali costantemente appannati dal gelo, è impacciato e preso di mira dal resto della Sezione per i suoi atteggiamenti. Forse come me vi appassionerete a tal punto da leggere tutto d’un fiato il libro per poi passare al successivo, tra i quali “Germania kaput”, “Kameraden”, “Battaglione d’assalto”, “Gestapo”, “Gli sporchi dannati di Cassino” e “Liquidate Parigi”. Tutta fantasia? Ma quanto sta accadendo oggi è un’amara realtà.

Sven Hassel, pseudonimo di Willy Arberg, è nato il 19 aprile 1917 a Frederiksborg in Danimarca, suo padre era un ufficiale austriaco, la madre era di origini danesi. Dall’età di 14 anni cominciò a lavorare sulle navi mercantili fino al 1937 quando, per sfuggire alla miseria conseguenza della depressione, si arruolò nella Wehrmacht. Nel 1940 per il rifiuto di combattere una guerra non sua, per un paese che non era il suo, approfittando di una licenza, disertò sperando di poter raggiungere la Danimarca. Catturato dalla Gestapo, dopo un processo ridicolo, venne condannato a quindici anni di carcere nei campi di concentramento nazisti, dai quali venne poi invece trasferito, in una compagnia di disciplina e poi al fronte russo. Alla fine della guerra raggiunto il grado di tenente, venne decorato con la croce di ferro di Prima e Seconda classe. Si arrese alle truppe sovietiche a Berlino nel 1945 e divenne un prigioniero di guerra. Durante il periodo di prigionia iniziò a scrivere il suo primo romanzo, raccontando in prima persona le sue esperienze e quella dei suoi compagni nel reggimento disciplinare. Venne rilasciato nel 1949 e stava pensando di arruolarsi nella Legione Straniera Francese, ma incontrò Dorthe Jensen, con cui si sposò nel 1951. Nel 1953 venne pubblicato il suo primo romanzo, i “Maledetti da Dio”. Dopo un periodo in cui rimase anche paralizzato, a causa della febbre caucasica contratta durante la permanenza nei campi di prigionia, iniziò a scrivere altri libri, con protagonisti i suoi compagni, i suoi “camerati”. Nel 1964 si trasferì in Spagna, a Barcellona, dove muore il 21 settembre 2012. In toltale ha pubblicato 14 romanzi, tradotti in ben 18 lingue.

Luigi Lucaioli

Nessuna risposta.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *