19 gennaio 1809 – Edgar Allan Poe

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Edgar Allan Poe

Gennaio è un mese particolarmente ricco di anniversari: da Umberto Eco a Moliere, da Vittorio Alfieri a Lewis Carroll…
La nostra scelta è caduta su Edgar Allan Poe, l’autore de “I delitti della Rue Morgue”, considerato il primo romanzo poliziesco nella storia della letteratura. Definire Poe soltanto “scrittore” è sicuramente riduttivo, considerata anche la sua attività di poeta, critico, editore, saggista e giornalista (ricordiamo che nel 1835 fu assunto come redattore e critico letterario presso il «Southern Literary Messenger» considerato il più prestigioso periodico pubblicato nel Sud degli Stati Uniti e più tardi divenne condirettore del “Burton’s Gentleman Magazine” di Philadelphia). Nonostante abbia avuto una vita breve e molto tormentata, l’autore è stato estremamente prolifico, tanto che possiamo godere di molti suoi racconti e poesie, ma anche opere di critica letteraria e saggi.
Di Poe vogliamo segnalare oggi un racconto, sia perchè riteniamo contenga molte delle tematiche care allo scrittore – il mistero, la metamorfosi, i sogni allucinatori indotti dal consumo di oppio, sia perché non dobbiamo dimenticare che Poe sosteneva la superiorità del racconto breve rispetto al romanzo (e della poesia sopra ogni altro genere letterario), racchiusa nella cosiddetta “teoria dell’effetto unico”.

Il racconto scelto è  “Ligeia”, pubblicato per la prima volta nel settembre 1838 sull’ “American Museum Magazine” ed incluso poi nella celebre raccolta “Racconti del grottesco e dell’arabesco”. Nel 1964 il racconto ha ispirato il film diretto da Roger Corman “La tomba di Ligeia”, interpretato dal grande Vincent Price e nel 2011 un musical, “Ligeia The Musical” rappresentato per la prima volta al Teatro Metropolitan Room di New York.
Come è accaduto per altre opere dello stesso autore (“Lo scarabeo d’oro”, “Il pozzo e il pendolo”, “Il ritratto ovale”) ho letto “Ligeia” ad alta voce, per enfatizzare maggiormente la straordinaria capacità descrittiva di Poe e riuscire ad entrare dentro il racconto, che a tratti ha avuto la fascinazione di una scatola cinese, o di una matrioska, tante erano le citazioni e i rimandi presenti in un testo così breve. Mi sono quindi appassionata a cercare notizie su Ashtophet, su Asraele, sulle omeriche fanciulle di Delo(s), a verificare se effettivamente esistesse una Vallata di Nourjahad, a scoprire che le uri o urì, citate più volte nel Corano, erano fanciulle dagli occhi nerissimi, amabili compagne dei beati nel paradiso islamico. Ho scoperto che la costellazione dei Gemelli è facile da rintracciare in cielo grazie a due stelle che portano il nome di due gemelli della mitologia greca, Castore e Polluce e, rimanendo su temi inerenti l’astronomia, che Saturno era considerato il pianeta dell’alchimia e, secondo questa disciplina, era legato al piombo, oltre che alla pietra ed al sale. Ed infine a cosa alludesse Poe citando la profondità del pozzo di Democrito… Ecco che quindi che questo racconto ha originato altri racconti e leggende.
“Ligeia” si apre con una citazione inneggiante alla volontà – ripresa altre due volte all’interno del testo – di Joseph Glanvill, filosofo e scrittore inglese del 1600, cappellano alla corte di Carlo II.
La narrazione si svolge in prima persona e racconta la storia d’amore tra la voce narrante ed una donna immensamente colta, bella e misteriosa, Ligeia appunto, dalla quale il nostro protagonista avrà fin da subito una dipendenza fisica e psicologica, un’ammirazione ed un rispetto profondi.
La coppia vive questo rapporto simbiotico in un luogo imprecisato, una cittadina in rovina sulle rive del Reno, godendo la reciproca compagnia ed approfondendo gli stessi interessi. Purtroppo la felicità è di breve durata: l’amatissima Ligeia si ammala e muore, dopo aver fatto leggere al marito alcune strofe scritte qualche tempo prima e dopo aver pronunciato nelle ultime sue parole una sorta di testamento spirituale, nel quale afferma che la morte è causata dalla debolezza della volontà dell’uomo.
Il nostro protagonista, affranto e quasi senza volontà, oramai dipendente dall’oppio, lascia la dimora coniugale, trasudante di ricordi dolorosi, ed acquista un’abbazia, che ci rivela essere collocata in una delle parti più incolte e meno frequentate della bella Inghilterra. Il restauro dell’abbazia non interessa l’esterno, quanto gli interni che vengono arredati in maniera eccentrica, con pesanti tendaggi animati da una corrente d’aria artificiale, sarcofagi di granito nero ed incensieri. Ben presto, quasi senza ragione (Io la odiavo di un odio più infernale che umano), sposa Lady Rowena Trevanion di Tremaine, una giovane donna assai diversa, fisicamente e supponiamo anche intellettualmente, dall’onnipresente Ligeia. Ben presto Lady Rowena condivide nella malattia la stessa sorte di Ligeia, ed inizia ad avvertire, nel delirio della sofferenza, una serie di suoni e movimenti riconducili ad una misteriosa presenza. Presenza avvertita, nel riflesso di un’ombra, anche dal nostro protagonista. E come stupirsi quando il cadavere di Lady Rowena si alza in piedi ed assume le sembianze della tanto amata Ligeia? Merito del fortissimo desiderio, dell’ossessione o della volontà del nostro protagonista?

Edgar Poe nacque a Boston il 19 gennaio 1809. Orfano fin dall’età di tre anni, venne accolto da John Allan, ricco commerciante scozzese emigrato a Richmond, con cui ebbe un rapporto molto tormentato, causato dalle forti divergenze caratteriali. L’attività del padre adottivo che – tra le altre cose – rappresentava alcune riviste inglesi, diede modo al giovane Edgar di entrare in contatto con un mondo colto, stimolante ed eclettico. Giovanissimo si iscrisse all’Università della Virginia, dimostrando grande predisposizione per la fisica e le scienze naturali. In questo periodo iniziarono però i primi conflitti con il padre, causati dalla propensione del giovane Poe per l’alcool ed il gioco d’azzardo. Quando John Allan si rifiutò di pagare i suoi debiti di gioco, Edgar fu costretto a ritirarsi dall’Università e ad intraprendere la carriera militare, prima come soldato semplice ed in seguito frequentando l’accademia militare di West Point, dove trovò però un ambiente totalmente inadatto alla sua persona e fu ben presto espulso. In questo periodo, in perenni ristrettezze economiche, riallacciò i rapporti con la sua famiglia biologica e si trasferì nella casa della zia Maria Clemm assieme con la nonna paterna, il fratello e due cugini Henry e Virginia. Il  22 settembre 1835 sposò la cugina Virginia, tredicenne, che morirà a soli venti anni, sette anni dopo, di tubercolosi. Completamente annientato dal dolore per la morte della moglie, Poe iniziò a a bere in maniera incontrollata e a fare ricorso all’oppio.
Nell’ottobre 1849 lo scrittore fu trovato delirante per le strade di Baltimora, ricoverato nell’ospedale del Washington College, dove morì quattro giorni dopo. La sua morte fu attribuita a congestione cerebrale o delirium tremens, termini usati per nascondere una grave intossicazione da alcool, ma l’effettiva causa della morte resta ad oggi sconosciuta.

di Silvia Corsinovi

Una risposta.

  1. Pieraccini ha detto:

    Poe si presenta nel racconto preso da sensazioni forti ed è lui stesso un personaggio molto complesso. Ottima interpretazione del libro. Carla

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