27 Febbraio 1902 – John Steinbeck

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L’autore il cui compleanno cade questo mese, e che ho scelto di proporvi, è John Steinbeck e il suo romanzo “LA LUNA E’ TRAMONTATA”.  Tante sono le opere di questo scrittore che arricchiscono la mia biblioteca personale e difficile la scelta perché mi piacciono tutti moltissimo. Poi ha prevalso questo titolo perché straordinariamente attuale benché sia stato pubblicato nel lontano 1942. In questo romanzo Steinbeck sviluppa il suo spirito pacifista che rinnega la guerra ma al tempo stesso convinto che la libertà va sempre difesa, ogni popolo ha il diritto di difendere i valori della democrazia contro ogni tipo di vessazione. “La luna è tramontata” narra la storia dell’occupazione di una cittadina del nord Europa da parte di una Nazione della quale non viene rivelato nulla se non che è nemica, e in guerra, con gli Inglesi e i Russi. Palese è l’ispirazione all’invasione nazista della Norvegia durante la seconda guerra mondiale. Infatti ci troviamo in Norvegia nel 1940, in una piccola cittadina costiera, strategicamente molto importante perché dal suo porto partono carichi di carbone della vicina miniera, che viene occupata da un esercito invasore con scarsa opposizione da parte degli abitanti e con l’aiuto di un traditore. A capo del battaglione invasore c’è il Colonnello Lanser, che installa il proprio quartier generale nella casa del Sindaco Orden. Intorno al colonnello, un reduce della grande guerra perfettamente consapevole che la conquista del villaggio non si è conclusa di certo con l’invasione, ruotano i suoi graduati: il Capitano Bentick, un padre di famiglia, troppo vecchio per essere ancora solo un capitano per mancanza di ambizione; il Capitano Loft troppo giovane invece per essere un capitano e troppo ambizioso estremamente, ligio e fedele al regolamento; il Lieutenant Pranckel un moccioso sottograduato; il Lieutnant Tonder, un poeta amaro che sogna l’amore perfetto, ideale di un giovane di un certo lignaggio verso fanciulle di rango inferiore, con l’aspirazione di una morte sul campo di battaglia. L’improvviso arrivo delle truppe occupanti lascia interdetta la popolazione, un po’ confusa, rabbiosa, sorpresa ma incapace di reagire fino a quando un giovane del paese considerato da tutti una persona tranquilla e di buona famiglia, uccide un soldato e viene sottoposto ad un processo sommario che lo condanna alla fucilazione. Il Colonnello Lanser cerca di sfruttare l’ascendente e la credibilità del Sindaco Orden, un uomo semplice, benvoluto, eletto democraticamente dai suoi concittadini, ligio al proprio ruolo di loro portavoce e difensore dei diritti umani e civili, della libertà. Così facendo il Colonnello tenta di legittimare un provvedimento che il Sindaco considera invece una vera e propria esecuzione sommaria. Il contrasto tra le due figure istituzionali raggiunge momenti apicali nelle pagine in cui Orden si rifiuta di eseguire la condanna perché, secondo la legge della cittadina, il giovane non poteva essere considerato colpevole e quindi giustiziato. Il Sindaco interpreta l’intrusione del Colonnello come un ordine impossibile da eseguire, mentre per quest’ultimo la giustizia militare deve oltrepassare quella ordinaria. Le ragioni di entrambi si fondano su valori diversi da considerare fondamentali: la sovranità del popolo in contrasto con quella dell’autorità militare. Il libro termina in un’escalation di violenza in cui il senso di ostilità passivo ed attivo sta indebolendo sistematicamente la volontà e i nervi degli occupanti. La popolazione inizia una lenta e silente vendetta nei confronti dell’usurpatore danneggiando la ferrovia che collega la miniera al porto, sabotando continuamente i macchinari e i generatori della corrente elettrica, uccidendo i soldati nemici quando vengono sorpresi da soli o escono con una donna. Il popolo comprende che, se non reagirà all’oppressione del nemico che minaccia, uccide, si vendica, non riuscirà mai a liberarsene e per questo inizia una lenta ma inesorabile guerra di nervi, di logoramento degli invasori che alla fine comprendono di essere soprattutto uomini, oltre che soldati, inizialmente illusi di essere i portatori di un nuovo ordine perfetto, poi disillusi dalla realtà di un guerra di logoramento, bisognosi di rapporti umani normali, stanchi di essere odiati e di vivere guardandosi costantemente le spalle nel timore di essere uccisi. I personaggi principali sono essenzialmente due il Colonnello Lanser che, ligio al proprio dovere di soldato, nonostante si renda conto della stupidità degli ordini che gli vengono impartiti dai suoi superiori, non può che obbedire fedele al senso del dovere a cui, tuttavia, crede sempre di meno. Sul fronte opposto c’è il Sindaco Orden, benvoluto dai suoi concittadini che democraticamente lo hanno eletto, consapevole del suo ruolo di portavoce della comunità che rappresenta, attende che questa gli indichi la strada da prendere, per poi eseguire con fermezza ma anche con semplicità quanto si aspettano dal lui fino al sacrificio personale. Il suo comportamento eroico gli permette di guadagnare la stima del Colonnello Lanser ma non gli salverà la vita. Senza entrare nel merito dell’attualità che stiamo vivendo con la guerra in corso in Ucraina e non solo quella (ci dimentichiamo di altri popoli nelle stesse condizioni ma meno “interessanti” dal punto di vista della cronaca) questo romanzo è stato scritto col proposito di incoraggiare e motivare i movimenti di Resistenza dell’Europa occupata in quegli anni (ricordo che è stato pubblicato nel 1942) dal truppe naziste: l’attualità del suo messaggio è inequivocabile.   Curiosità: il titolo è tratto da una frase del Macbeth di Shakespeare.

John Steinbeck, premio Nobel per la letteratura nel 1962, era nato a Salinas (USA) il 27 Febbraio 1902, fin dall’adolescenza si dedicò alla scrittura di racconti e poesie. Il suo primo romanzo è “La santa rossa” pubblicato nel 1929, il suo unico romanzo storico che ha per protagonisti Henry Morgan e i pirati. Tre anni dopo uscì “I pascoli del cielo” in cui vengono narrate le storie di alcune famiglie di contadini, argomento che ritroviamo anche nel romanzo successivo del 1933, “Al dio sconosciuto” che non ebbe successo. Il successo gli arride con la pubblicazione di “Pian della tortilla”, una satira violenta sulla rispettabilità della borghesia, i cui diritti vennero acquistati da Hollywood. Il romanzo successivo “Uomini e topi” fu il primo dal quale venne tratta un’opera teatrale mentre “Furore” venne attaccato violentemente a livello politico perché ritenuto troppo volgare e tendente ideologicamente a sinistra ma gli permise comunque di vincere il Pulitzer; venne trasposto al cinema con in un film di John Ford con Henry Fonda. Nel 1942 uscì “La luna è tramontata”, seguiranno “Vicolo Connery” e “Quel fantastico giovedì” fino a “La valle dell’Eden” che diventerà il celebre film di Elia Kazan con James Dean. Dopo “L’inverno del nostro scontento” e “Viaggio con Charley” che per la sua divertente narrazione e ironia ha conteso a “La luna è tramontata” l’onore di questa pagina, nel 1962 arrivò il Premio Nobel per “Per le sue scritture realistiche ed immaginative, unendo l’umore sensibile e la percezione sociale acuta”. Steinbeck ci ha lasciato il 20 dicembre 1968 ed è sepolto nella sua Salinas, che tante volte ha rappresentato nei suoi romanzi.

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