5 Marzo 1922 – Pier Paolo Pasolini

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Pier Paolo Pasolini

Premetto che il Pasolini scrittore è una conoscenza per me abbastanza recente. Ne conoscevo le poesie che spesso abbiamo utilizzato nelle letture del nostro circolo, ma non avevo approfondito questo suo lato artistico. Il libro che vi propongo, “AMADO MIO”,  è uscito postumo nel 1982 e raccoglie due racconti autobiografici dello stesso Pasolini: “Amado mio” e “Atti impuri” che testimoniano la giovinezza dell’autore, trascorsa nel Friuli. Per trent’anni sono rimasti chiusi nei cassetti di casa per volontà della madre, forse per timore che l’omosessualità raccontata prevalesse sulla grandezza dell’artista. Affrontare la lettura di “Amado mio” non è stato facile. Dei due racconti sicuramente preferisco “Atti impuri” perché racchiude dei momenti altamente poetici. “Atti impuri” affronta la tematica dell’omosessualità dell’autore, delle sue prime esperienze sessuali ed è ambientato nel Friuli, dove l’autore con la madre, era sfollato a causa della guerra. In questo ambiente bucolico, il protagonista vive forti e contrastanti slanci d’amore verso i giovani contadinotti del contado, sperimentando anche le difficoltà della sua condizione di omosessuale in un contesto dalla mentalità chiusa. Non è certo la tematica dell’omosessualità che mi ha, per così dire, infastidito: l’Amore è Amore a prescindere a chi o a cosa sia rivolto, o da chi provenga. Anzi, inizialmente sono rimasta affascinata dalla ricercatezza dei termini, dalle descrizioni dei luoghi e delle persone così dettagliate e poetiche da sembrare quasi di vedere, di viverle in prima persona. Poi quando l’Autore si addentra nella narrazione della relazione che intrattiene con il giovane Nisiuti, inizia il mio “disagio”. Nisiuti è un giovinetto di 15 anni, un contadinello, affascinato dalla provenienza cittadina del protagonista e della madre, dal suo livello culturale e sociale (ricordo che i Pasolini vivevano da sfollati nella campagna friulana durante la guerra). Il protagonista è un giovane uomo di 25 anni, studente universitario di Bologna che ha già alle spalle altre storie d’amore con giovani contadinotti; insieme alla madre maestra, improvvisa una classe per insegnare i primi elementari rudimenti scolastici ai ragazzini del circondario. Anche Nisiuti finisce per aggregarsi agli amici che vanno a lezione e piano piano subisce il fascino del suo insegnante che finisce col circuire l’ingenuo giovinetto che cede alle sue attenzioni. Non c’è dubbio che Pasolini descriva molto bene ogni palpito d’amore, ogni sensazione nonché i tradimenti che perpetuerà a i danni di Nisiuti con altri giovani, anche troppo giovani e questo è il problema. A questo punto della storia nella mia mente è scomparsa la figura dell’artista, immensa senza ombra di dubbio, ed è subentrata quella dell’uomo e, per quanto io non mi ritenga una persona bigotta, questa immagine dell’insegnante 25enne che circuisce il ragazzino 15enne (a dire il vero più di uno) è diventata intollerabile e ha spento la bellezza fino ad allora riscontrata nella narrazione. In “Amado mio” non ho riscontrato nemmeno il lato poetico. Lo so, Pasolini è un mito, un genio artistico, osannato nel cinema, io stessa penso che il film “Mamma Roma” con una magnifica Anna Magnani sia un capolavoro, ho letto le sue poesie ma questi due racconti hanno rievocato le immagini dell’uomo Pasolini che con la sua Mini Minor arrivava sul lungomare di Ostia e con l’offerta di 1000 lire, si faceva seguire da uno stuolo di ragazzini sui motorini, per appartarsi in pineta.

Pier Paolo Pasolini nasce a Bologna il 5 Marzo 1922. Il padre è ufficiale di cavalleria e grande giocatore d’azzardo spesso nei guai per questo, la madre è un’insegnante. A causa della carriera paterna trascorre tutta l’infanzia in perenne trasloco da un paese ad un altro, completa gli studi di laurea all’università di Bologna. Durante la guerra con la madre si trasferisce a Casarsa della Delizia in Friuli, paese natale materno, mentre il fratello minore muore al seguito dei partigiani e il padre è prigioniero in Africa. PPP rimase al paese  fino al 1950 quando, a seguito dello scandalo per una denuncia per atti osceni e corruzioni di minore che renderanno pubblica la sua omosessualità, viene processato. Per sfuggire allo scandalo con la madre si trasferisce a Roma. Sono anni difficili duranti i quali conosce la realtà delle borgate romane, vive in povertà e in solitudine. Tenta la strada del cinema come comparsa, fa il correttore di bozze e vende sulle bancarelle i propri libri. Inizia anche a insegnare e a collaborare con alcune riviste e nel 1955 pubblica il suo romanzo “Ragazzi di vita” che ottiene un vasto successo di pubblico e di critica ma non di quella di sinistra che lo giudica morboso, sporco, abbietto. Il libro viene tolto dalle librerie per un anno e sottoposto a processo che si risolverà con l’assoluzione. Intanto inizia la sua collaborazione con il cinema come sceneggiatore e collaboratore dei più  grandi registi: Fellini, Rosi, Bolognini e Lizzani tra tutti. Nel 1961 realizza il suo primo film come regista e autore “Accattone” che solleva non poche polemiche. L’anno dopo è la volta di “Mamma Roma” e poi di molti altri film che hanno fatto la storia del cinema non senza critiche feroci e dure battaglie. Condensare le opere, il pensiero, le lotte e la vita di Pasolini in poche righe è un’impresa decisamente impossibile per quanto essa sia stata breve: muore a 53 anni il 2 Novembre 1975 in circostanze drammatiche, violente e mai chiarite. Il suo corpo viene ritrovato all’idroscalo di Ostia, massacrato, un delitto che nonostante la condanna del presunto reo confesso (che in punto di morte ha poi ritrattato senza mai rivelare la verità) rimane a tutt’oggi irrisolto.

Stefania Bocchetta

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