PREMIO NOBEL LETTERATURA: anno 1905 Henryk Sienkiewicz

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ANNO 1905 – HENRYK SIENKIEWICZ

Nel 1905 il Nobel per la Letteratura venne assegnato a me, HENRYK SIENKIEWICZ,  “per i suoi notevoli meriti come scrittore epico”.  

Sono nato il 5 Maggio 1846 nella Polonia orientale che all’epoca faceva parte dell’impero russo. Il mio nome per esteso è Henryk Adam Aleksander Pius Sienkiewicz. Ho studiato a Varsavia fino all’Università dove inizialmente ho frequentato la Facoltà di Medicina, poi Filologia, quindi ho abbandonato nel 1869 per il giornalismo. Nel 1873 ho iniziato a lavorare col giornale “Gazeta Polka”  con il quale ho collaborato anche quando, nel 1876 mi sono trasferito per 2 anni in America: inviavo gli articoli in forma di lettera, articoli che sono stati poi raccolti nel volume “Lettere dal viaggio”. Durante il ritorno a casa, ho fatto tappa brevemente in Francia ed in Italia rimanendo profondamente colpito dalle tradizioni, dall’arte e dalla cultura del vostro Paese. Tra il 1882 e il 1883 ho iniziato a pubblicare il romanzo a puntate “Col ferro e col fuoco” sulle pagine del quotidiano “Slowo”  che ho diretto con un’impronta decisamente conservatrice. Intanto mia moglie Maria si era ammalata e per aiutarla a stare meglio l’ho accompagnata in una sorta di pellegrinaggio in diverse località termali, fino alla sua morte. Intanto avevo iniziato a scrivere “Il diluvio”, opera pervasa di un vibrante sentimento di amor patrio come pure quella successiva “Pan Michele Volodyoski”, rievocante le lotte polacche contro i Turchi e gli oppressori combattute tra il 1648 e il 1673. Queste due opere, insieme al “Col ferro e col fuoco” formano una trilogia sulla Polonia del XVII secolo.                                                                                     Dopo la scomparsa di mia moglie ripresi a viaggiare tra Grecia, Italia e poi l’Africa, dalla quale ho preso spunto per pubblicare nel 1892  “Lettere dall’Africa”.  Oramai mi potevo considerare un autore affermato ma il successo vero e proprio, quello internazionale,  arrivò con il capolavoro, pubblicato sempre a puntate, tra il 1894 e il 1896, “Quo vadis?”, un romanzo storico ambientato nella Roma di Nerone, tra il declino dell’impero e l’avvento del Cristianesimo. L’opera venne subito tradotta in molte lingue e permise la mia elezione a socio dell’Accademia Imperiale di Pietroburgo. Seguì un altro romanzo storico di grande successo, “I crociati”, scritto tra il 1897 e il 1900. In occasione del 25° anniversario della mia carriera letteraria, i miei amici e sostenitori mi regalarono la tenuta di Orlangorek.  Nel 1904 mi sono risposato con Maria Babska e l’anno successivo è arrivato il Nobel.   Il mondo dell’infanzia mi ha sempre affascinato a tal punto che ho scritto novelle e romanzi dedicati ai bambini. Nel 1911 ho pubblicato “Per deserti e per foreste”, i cui personaggi divennero miti per i bambini polacchi e che risultò, con mia grande soddisfazione,  molto apprezzato tanto dal pubblico quanto dalla critica. All’inizio della I° Guerra Mondiale mi trasferii in Svizzera da dove organizzai  un comitato a favore delle vittime della guerra in Polonia. Non ho fatto più ritorno in Patria perché sono morto prima della fine della guerra. Soltanto nel 1924 i miei resti son stati trasferiti nella cattedrale di San Giovanni a Varsavia. Grande l’onore e la soddisfazione di sapere che la mia produzione letteraria versatile e di grande spessore storico e sociale ha fatto di me il più autorevole rappresentante del rinnovamento della letteratura polacca.

Da “Quo vadis?”

Era circa mezzogiorno quando Petronio si destò. Come al solito si sentiva molto stanco. La sera prima aveva partecipato a un festino, dato da Nerone, che si era protratto fino a tarda notte. Da qualche tempo la sua salute era precaria, ed egli stesso ammetteva che la mattina, al momento del risveglio, si sentiva intorpidito e stentava alquanto a riordinare le idee. Ma il bagno mattutino e i sapienti massaggi che le mani esperte di schiavi addetti a tale ufficio gli praticavano in tutto il corpo, lentamente riattivavano il suo sangue pigro e lo rinvigorivano, ritemprando le sue forze. Dall’ elaeothesium, cioè dall’ultimo reparto dei bagni. Petronio usciva come fosse rinato: appariva ringiovanito, pieno di vita, gli occhi scintillanti di letizia e di arguzia. Ed era così elegante, così irreprensibile nell’aspetto, che nemmeno Ottone avrebbe potuto rivaleggiare con lui: egli era un vero arbiter elegantiarum, come diceva Nerone.

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