PREMIO NOBEL LETTERATURA: anno 1907 Rudyard Kipling

Rudyard Kipling

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Nel 1907 il Nobel per la Letteratura venne assegnato a me, RUDYARD KIPLING,  “in considerazione del potere dell’osservazione, dell’originalità, dell’immaginazione, la forza delle idee ed il notevole talento per la narrazione che caratterizzano le creazioni di questo autore famoso nel mondo”. Bellissima motivazione! Il mio nome per esteso è JOSEPH RUDYARD KIPLING sono nato a Bombay il 30 Dicembre 1865 da genitori inglesi. Mio padre John Lockwood era curatore del museo di Lahore, nella regione del Punjab, ed insegnante di scultura architettonica. Da lui ho ereditato un discreto talento di disegnatore che mi è servito per illustrare alcune mie opere. Mia madre Alice McDonald proveniva da una famiglia dell’alta borghesia. All’età di 6 anni, con mia sorella Trix, venni mandato a Southsea, in Inghilterra presso dei parenti, per studiare in una scuola di rigida tradizione puritana, perché mi venisse impartita una corretta educazione inglese. Il distacco precoce dai miei genitori e la lontananza da loro, provocarono nel mio animo di bambino una ferita profonda che non si rimarginò mai. La famiglia Holloway che ospitava aveva metodi di educazione severi e ritenevano che io fossi un bambino un po’ selvaggio, pertanto mi infliggevano punizioni fisiche e psicologiche talmente pesanti da compromettere la mia vista e la mia salute. Queste terribili esperienze di vita le ho narrate nel racconto “Bee, bee, pecora nera” del 1888 e nel romanzo “La luce che si spense” del 1890. Quel tragico periodo della mia vita finì nel Marzo del 1877 con il ritorno di mia madre, finalmente accorsa per assistermi dato che le mie condizioni di salute si erano fatte precarie. Nel 1878 entrai nello “United service college” nello Devonshire, frequentato dai figli di militari e funzionari in servizio. In questo ambiente vissi la durezza dell’educazione ottocentesca inglese, non priva di punizioni corporali inferte dagli insegnanti o dagli studenti più anziani. Ho narrato le esperienze di questi 4 anni nell’opera “Stalky e c.” del 1899. Tornai in India nel 1882 per iniziare un apprendistato nella “Civil and military gazzette” , quotidiano inglese di Lahore, sul quale pubblicai la mia prima raccolta di poesie nel 1886. L’anno dopo divenni vicedirettore del “Pioneer”, il più importante quotidiano dell’India con sede ad Allahabad dove mi trasferii. La mia carriera di scrittore iniziò con la pubblicazione della prima raccolta di racconti intitolata “Racconti semplici dalle colline” del 1888, alla quale ne seguirono altre: “Il risciò fantasma e altre fantastiche storie”, “Tre soldati”, “La storia di Gadsby”, “In bianco e nero”, tutti del 1888. Queste storie, pur mantenendosi ancorate alle atmosfere indiane che conoscevo bene, già lasciavano intravedere un certo talento nello stile. Nel 1889 decisi di tornare in Europa, passando per il Giappone, San Francisco e New York, quindi Londra dove scoprii che la fama mi aveva preceduto e dove ricevetti un’accoglienza calorosa. Tre anni dopo pubblicai  il racconto “Il prezzo della vita”, poi a causa di gravi problemi di salute, i medici mi consigliarono di intraprendere un viaggio per mare, suggerimento che seguii con grande entusiasmo. Iniziai così un viaggio di sei mesi tra America, Africa, Australia e Nuova Zelanda.  Una volta tornato a Londra decisi di sposare Caroline Starr Balestrier, e poco dopo pubblicai  il volume “Le ballate di caserma”, una raccolta di testi poetici che contribuì ad accrescere la mia già enorme popolarità: ero uno degli scrittori più pagati dell’epoca, letto come nessun’altro, venerato come un oracolo. C’era di che esserne fiero. Sempre nel 1892 decisi con mia moglie di trasferirci negli Stati Uniti, dei quali lei era originaria, precisamente nel Vermont dove rimanemmo per 4 anni e dove nacquero le nostre figlie: Josephine che purtroppo perdemmo a soli 7 anni e Elsie. Furono anni in cui lavorai intensamente e in cui vennero pubblicati “Illusioni” nel 1893, “Il libro della giungla” nel 1894, “Il secondo libro della giungla” nel 1895 e la raccolta di poesie “I 7 mari” nel 1896. Nel 1894, ebbi l’onore di dare il mio nome a due città del Michigan, vennero battezzate Kipling e Rudyard. Nel 1897 facemmo di nuovo i bagagli e tornammo in Inghilterra per stabilirci a Brighton, dove nacque nostro figlio John. Nello stesso anno pubblicai “Capitani coraggiosi” e “Il lavoro quotidiano” ai quali nel 1899 seguì una delle mie opere più celebri “Il fardello dell’uomo bianco” in cui esaltavo il concetto di superiorità della razza bianca, alla quale, sostengo, è affidato il compito di educare e civilizzare le popolazioni arretrate. Nel 1900, allo scoppio della guerra anglo-boera, partii per il Sudafrica come corrispondente di guerra. Le esperienze vissute in questo periodo mi hanno ispirarono il romanzo “Kim”  del 1901 da molti considerato il mio capolavoro. Finita la guerra e fino al 1908 ho vissuto in Sudafrica dove, agli impegni giornalistici, affiancai un’intensa attività letteraria. Pubblicai “Storie proprio così” nel 1902, “Le cinque nazioni” nel 1903, “Traffici e scoperte” del 1904 e “Puck delle colline”  nel 1906. Nel 1907 arrivò il Nobel.  Tornai di nuovo in Patria dove, per 5 anni, mi dedicai alla politica nel partito conservatore ma questo mio impegno mi attirò molte antipatie, tanto che fui costretto a lasciar perdere. Nel frattempo avevo pubblicato “Azioni e reazioni” nel 1909 e “Ricompense e fate” nel 1910. All’inizio della I° Guerra Mondiale, tornai a fare il corrispondente di guerra, prima sul fronte occidentale e poi su quello italiano, ma la guerra mi arrecò un dolore immenso, il più atroce di tutti: mi tolse mio figlio John, partito volontario, venne dato per disperso nel 1915. Si susseguirono una serie di pubblicazioni: “Creature” nel 1917, le raccolte “The years between” nel 1919, “Debiti e crediti” nel 1926, “Quel servo del tuo cane” nel 1930 e “Il limite e la potenza” del 1932 l’ultima opera narrativa. La morte mi colse improvvisamente il 18 Gennaio 1936 a Londra. La mia biografia uscì postuma l’anno successivo. Sono sepolto nell’Abbazia di Westminster fra i Grandi d’Inghilterra, un grande onore. Per voi ho scelto la mia poesia “Due mesi Settembre”

DUE MESI SETTEMBRE

All’alba un mormorio corse tra gli alberi,
una lieve increspatura nella cisterna, e nell’aria
un presagio di prossima frescura – ovunque
una voce profetica nella brezza.
Balzò il sole e indorò tutta quella polvere,
e lottò per disseccare ancor più l’oziosa terra,
impotente come un re invecchiato che guerreggia
per un impero che gli si sgretola in mano.
L’un dopo l’altro caddero i petali del loto,
sotto l’assalto dell’anno ribelle,
ammutinato contro un cielo iracondo;
e, lontano, bisbigliò l’inverno; “È bene
che muia la rovente estate. L’ausilio è vicino,
giacché quando l’umano bisogno più stringe, io arrivo.”

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