PREMIO NOBEL LETTERATURA: anno 1919 Carl Spitteler

Carl Spitteler

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Nel 1918 il Nobel per la Letteratura non venne assegnato ma nel 1919 invece venni premiato io, CARL SPITTELER, “in riconoscimento al suo poema epico PRIMAVERA OLIMPICA”.  Dubito che qualcuno si ricordi di me, pertanto mi presento: sono nato a Liestal il 24 Aprile 1845, nella Svizzera di lingua tedesca. La mia famiglia si trasferì a Berna quanto avevo 4 anni, mio padre vi prestò servizio come tesoriere della Confederazione svizzera, per poi tornare al paese di origine nel 1856, alla fine del mandato. Ho frequentato il Ginnasio a Basilea ed in quel periodo vissi con mia zia. Fu quando iniziai a frequentare le lezioni alla suola superiore nel 1862 che iniziai a sviluppare il mio amore per la letteratura. Nella mia autobiografia ho ricordato che fu una rivelazione improvvisa, come un fulmine: la poesia era il modo ideale per esprimermi. Decisi che mi sarei guadagnato da vivere con la poesia. Prima però dovetti subire la decisione di mio padre di iscrivermi all’Università e nel 1863 mi iscrissi a Giurisprudenza ma non mi piaceva e quindi l’abbandonai subito. Dal 1865 al 1870 studiai Teologia, prima a Zurigo poi a Heidelberg e a Basilea. Conseguita la laurea in Teologia però rifiutai la proposta di iniziare una carriera come Ministro protestante, accettando invece l’incarico di tutor dei figli di un generale russo a San Pietroburgo. Esercitai questo ruolo dal 1871 al 1879, periodo durante il quale l’amore per la scrittura si intensificò. Scrissi “Prometeo ed Epimeteo” pubblicando l’opera a mie spese una volta tornato in Svizzera nel 1881, con lo pseudonimo Carl Fellix Tandem. Era un poema in prosa ritmica, scritto in una lingua arcaicizzante che ricordava il linguaggio delle sacre scritture, che poi ho rielaborato nel 1924, poco prima della mia morte, col titolo “Prometeo il paziente”. Terminata l’esperienza come tutor, divenni insegnante elementare, per passare poi al giornalismo. Tra il 1900 e il 1905 scrissi il seguito di “Prometeo ed Epimeteo” ed esattamente “Primavera olimpica”, anch’esso un poema altrettanto allegorico ed ambizioso, un insieme di motivi naturalistici, teologici e soprannaturali. Oltre alla scrittura in versi sono stato anche un abile scrittore di prosa e nel 1906 pubblicai un testo semi-autobiografico intitolato “Mago”. La novella presenta un vivace dibattito sullo stato economico che può alterare notevolmente la mente artistica. L’anno seguente proseguii con la prosa e con l’uscita di “Due piccoli misogini”, un’altra narrazione autobiografica, ispirata dagli eventi della mia infanzia ed ambientata nel mio paese natio. Durante la I° Guerra Mondiale mi battei strenuamente a favore della Germania, suscitando malcontento e risentimento da parte degli Svizzeri di lingua tedesca. Nel 1919 mi venne assegnato il Nobel proprio per “Primavera olimpica”, ritenuto la mia opera migliore. Avevo aspettato davvero tanto per ottenere un qualsiasi riconoscimento per il lavoro  che avevo svolto all’estero, fino alla pubblicazione della seconda parte della “Primavera olimpica”, quando nel 1904 il famoso musicista Felix Weingartner distribuì un opuscolo in Germania, che lodava il mio lavoro, definendomi un genio. I critici acclamarono la mia opera come un capolavoro di creatività e originalità: era il riconoscimento che tanto aspettavo e sognavo e che raggiunse il culmine appunto con il Nobel. Tuttavia non mi fu possibile partecipare alla cerimonia di consegna a causa della salute malferma. Ho lasciato questo mondo  a Lucerna il 24 Dicembre 1924. Come poeta sono stato un solitario, indipendente dalle correnti letterarie dell’epoca, un autore di poesie sia di genere pessimistico che eroico.

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