PREMIO NOBEL LETTERATURA: anno 1920 Knut Hamsun

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Nel 1920 il Nobel per la Letteratura venne assegnato a me, KNUT HAMSUN,  “per il suo monumentale lavoro IL RISVEGLIO DELLA TERRA”.

Sono nato il 4 Agosto 1859 a Lom in Norvegia, quarto figlio del modesto sarto Per e di sua moglie Tora. Il mio cognome di nascita è Pedersen ma non credo che questo servirà molto ad illuminarvi sulle mie opere. La nostra famiglia navigava nelle acque perigliose delle difficoltà economiche che indussero mio padre, tre anni dopo la mia nascita, a trasferire tutti quanti a Nord del Paese, presso un parente che aveva acquistato una piccola tenuta, la fattoria Hamsund, a Hamaroy. Qui ho vissuto gli anni dell’infanzia legandomi con amore viscerale a quei paesaggi incantati, al silenzio di quella natura colorata ed austera, alla delicatezza di quel mondo da fiaba. Sempre a causa delle ristrettezze economiche a 9 anni venni affidato ad uno zio benestante e bigotto che provvide a farmi studiare. Quando nel 1873 terminai gli studi, iniziai a girovagare per la Norvegia accontentandomi di svolgere lavoretti fra i più disparati, dal commesso al venditore ambulante, dal calzolaio allo scaricatore di porto e, quando potevo, impartivo lezioni private ai ragazzini. Allo stesso tempo coltivavo una vena letteraria che già si era manifestata fin da quando ero bambino e nel 1877 diedi alle stampe la pubblicazione de “L’enigmatico – storia d’amore del Nordland”. L’anno successivo, durante la stampa del poemetto “Un nuovo incontro” e del racconto “Bjorger”, per un errore dell’editore il mio cognome divenne Hamsun, dal nome della fattoria del mio parente, perché mi ero firmato Knut Pedersen di Hamsund e, più divertito che infastidito, decisi di assumere come nome d’arte Hamsun. Il successo però non arrivava quindi fui costretto a sopravvivere continuando a svolgere lavoretti anche quando mi trasferii inutilmente in America. Nel 1888 tornai in Europa e mi stabilii a Copenaghen, dove trovai la tranquillità e la concentrazione per scrivere il mio romanzo autobiografico “Fame”; due anni dopo l’opera finita venne data alle stampe ed arrivò finalmente il grande successo. Riuscii a conquistare il pubblico con il racconto semi-autobiografico, la narrazione del mio duro tirocinio, la fame patita, le sofferenze che mi avevano messo duramente alla prova per diventare un uomo capace di non scendere a compromessi. Nel 1892 pubblicai “I misteri”, opera intrisa di influenze nietzschiane e due anni dopo “Pan”, il romanzo della natura selvaggia, imperscrutabile, fatale, conosciuta durante la mia infanzia. Nel 1898 sposai Bergljot Goepfert, una vedova venticinquenne, e pubblicai “Victoria”, travagliata storia d’amore vissuta tutta all’insegna dei moti interiori, senza condizionamenti di nessun genere dal mondo esterno. I rapporti con mia moglie si deteriorarono ben presto e io ripresi la vita errabonda incalzato dal bisogno di trovare conferme alla mia insaziabile fame di idealismo e di poesia. Mi recai in Svezia, in Finlandia, in Russia, in Medio Oriente e poi di nuovo in Danimarca per tornare poi con mia moglie a Hamsund, a vivere con i miei genitori. Due anni dopo mi trasferii nella Norvegia meridionale e composi un’ode in onore dello scrittore Bjorson che, fin dalla mia giovinezza, era stato la mia guida. Nel 1906 il mio matrimonio finì definitivamente tanto che, 3 anni dopo, convolai a nuove nozze con Maria Andersen. Negli anni della maturità il filo conduttore della mia produzione letteraria divenne il ritorno alla terra inteso come presa di distanza dal materialismo delle società industrializzate europee ed americane prede dell’unica religione concepita: il profitto. A conferma di quanto ho sostenuto nelle mie opere, nel 1918 acquistai una tenuta a Kristiansad dove mi trasferii con mia moglie, dedicandomi con passione all’agricoltura. Intanto nel 1917 avevo pubblicato “Il risveglio della terra”, il capolavoro che mi valse il Nobel. Con l’invasione nazista della Norvegia, manifestai simpatia ed apprezzamento per Hitler, tanto che alla fine della guerra venni trattato da vecchio pazzo e rinchiuso in un ospedale psichiatrico. Ne uscii nel 1948 per tornare nella mia tenuta dove ho trovato la morte 4 anni dopo, il 19 Febbraio 1952. Da ricordare tra le mie opere: ”Per i sentieri dove cresce l’erba” che ho scritto basandomi sull’esperienza vissuta nell’ospedale psichiatrico, una prova che, come molti sostenevano, le mie facoltà mentali funzionavano perfettamente, questione ancora oggi molto dibattuta. E’ vero fui un sostenitore della Germania e della sua cultura, nonché un avversario dell’imperialismo inglese e nemico dell’Unione Sovietica. Sostenni la Germania durante entrambe le guerre mondiali. Nonostante la mia popolarità in patria, il mio sostegno al governo nazional-socialista mi procurò una forte avversione. Nel 1943 avevo conosciuto Goebbels che omaggiai con la medaglia del Nobel. Conobbi anche Hitler, del quale dopo la morte, ho scritto il necrologio nel quale lo definivo un “guerriero dell’umanità”. Si cercò di giustificare le mie simpatie naziste col fatto che fossero quelle normali di un appartenente ad una nazione occupata. Vero è che a volte usai la mia posizione di uomo importante e famoso per migliorare le condizioni del mio paese durante l’occupazione nazista e criticai la quantità di esecuzioni. Comunque, alla fine della guerra, nelle principali città norvegesi, folle inferocite bruciarono pubblicamente i miei libri e venni accusato di collaborazionismo con il conseguente ricovero nell’ospedale psichiatrico, dove un medico mi diagnosticò la compromissione perenne delle mie facoltà mentali. Contro di me fu avviato un processo per responsabilità civile e nel 1948 venni condannato al pagamento di 325.000 corone per la mia presunta iscrizione al partito Unione Sociale, filo-nazista ma venni scagionato dall’accusa di affiliazione al regime nazista. Ho sempre affermato di non essermi mai iscritto ad alcun partito. L’autore danese Thorkild Hansen studiò il mio processo e scrisse il libro “Processo a Hamsun” nel 1978 che venne accolto con grande clamore in Norvegia. Hansen dichiarava: “Se si vuole incontrare degli idioti, bisogna andare in Norvegia” poiché riteneva che un tale trattamento nei confronti di una persona anziana fosse un oltraggio. Sulle mie vicende è stato girato un film. Per voi ho scelto questa mia poesia.

La barca scivola leggera
verso lo scoglio,
un’isola di mare
di rive listate di verde.
Fiori selvatici crescono qui per
nessuno in particolare
si levano sconosciuti
e mi guardano approdare.

Il mio cuore diventa come
un giardino favoloso
con fiori simili a
quelli che saluto.
Si parlano,
e sussurrano stranamente,
con cenni e sorrisi
come in un incontro di bambini
.

Forse molto prima che io
sia esistito qui
come bianca spirea
di primo sboccio.
Riconosco ora
quella fragranza lontana,
e fremo un poco
nella rimembranza.

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