PREMIO NOBEL LETTERATURA: anno 1923 William Butler Yeats

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Nel 1923 il Premio Nobel per la Letteratura venne assegnato a me, William Butler Yeats, “per la sua poetica sempre ispirata, che con alta forma artistica ha dato espressione allo spirito di un’intera nazione”, bello vero? Primo poeta irlandese omaggiato di un tale prestigioso premio.

Sono nato a Dublino il 13 Giugno 1865, primogenito di John e Susan Pollexfen. Vissi fino ai 3 anni nel mio Paese natale, in una casa chiamata “Georgevilles”, poi per permettere a mio padre di proseguire la sua carriera artistica, ci trasferimmo a Londra. I nostri genitori educarono noi figli in casa e nostra madre, nostalgica della nostra terra, ci raccontava le storie, le fiabe e le leggende della nostra Contea. Nel 1877 entrai alla scuola “Godolphin” dove rimasi per quattro anni e dove formai il mio nazionalismo. Continuai gli studi  “Erasmus Smith Hign School” di Dublino. Lo studio di mio padre era lì vicino e io vi passavo molto tempo, frequentando artisti e scrittori. In questo periodo iniziai a scrivere poemi. Nel 1885 vennero pubblicate le mie prime poesie ed il saggio “Sir Samuel Ferguson” su una rivista di Dublino. Dal 1884 al 1886 frequentai la “Scuola Metropolitana d’Arte”. In questo periodo la mia poesia era impregnata di miti e folklore irlandese. Nel 1880 la mia famiglia era tornata in Irlanda stabilendosi in cima alle scogliere di Howth dove si respirava un’atmosfera magica, ogni villaggio aveva il proprio fantasma e la propria leggenda. La nostra domestica si rivelò una preziosa fonte di informazioni sulle storie soprannaturali del luogo e proprio da queste trassi ispirazione per scrivere un capitolo della mia prosa degli esordi e i miei primi esperimenti poetici. Proprio nel 1885, anno delle mie prime pubblicazioni, feci la mia prima esperienza di spiritismo e ne rimasi sconvolto e deluso. Nel 1889 incontrai Maud Gonne, un’ereditiera che aveva iniziato a consacrarsi al movimento nazionalista irlandese, che apprezzò particolarmente i miei poemi e io mi infatuai di lei in modo ossessivo arrivando, due anni dopo, a proporle la convivenza ma lei rifiutò. Gliela proposi altre due volte nei due anni successivi, ma lei finì per sposare il nazionalista cattolico John McBride. Nel 1893 soggiornai in America per una serie di conferenze ed incontrai Olivia Shakespeare con la quale per un anno intrecciati una breve relazione, che sfociò in una grande amicizia. Il 1895 è stato anche l’anno di “Mosada”, il mio primo dramma in poesia; nel 1887 pubblicai “Poemi e ballate” e nel 1888 “Favole e racconti irlandesi” consolidando così la mia crescente notorietà. In questo periodo ebbi modo di conoscere George Bernard Shaw e Oscar Wilde. Nel 1891 fondai a Londra la Società Letteraria Londinese e scrissi l’opera teatrale “La contessa Cathleen”, cucendo addosso a Maud Gonne, attrice rivoluzionaria irlandese che amerò per tutta la vita, il personaggio della gentildonna che vende l’anima al diavolo per salvare il suo popolo dalla fame e che per questo gesto verrà riscattata e riacquisterà la salvezza. Durante una mia lunga permanenza al castello di Tullira mi venne presentata Lady Augusta Gregory che divenne non solo mia grande amica e consigliera, ma ebbe su di me un’enorme influenza. Mi aprì le porte della sua casa di Coole che divenne per me un luogo estremamente importante: per oltre 30 anni vi ho trascorso tutte le mie estati e spesso anche gli inverni. Poco prima che “La contessa Cathleen” venisse messa in scena a teatro a Dublino, la rappresentazione venne messa in dubbio da voci secondo le quali non fosse ortodossa dal punto di vista teologico. Parecchi cattolici miei amici e colleghi ritirarono il loro appoggio ed un manifesto di condanna venne scritto dagli studenti dell’Università, ad eccezione di Joyce. Nonostante tutto l’opera andò in scena dividendo il pubblico: per qualcuno divenni un eroe, per altri un eretico. Nel 1907 venni in Italia, l’anno dopo pubblicai le “Opere complete in versi e in prosa”. Nel 1910 mi venne assegnata una pensione governativa ed entrai a far parte del comitato accademico della Royal Society Literature e nel 1917 sposai a Londra Georgie Hyde-Leeds, bella e colta nobildonna inglese. La nostra unione venne rafforzata dalla comune passione per l’occulto e lo spiritismo. Nel Gennaio 1923 ottenni un seggio al senato irlandese e mi insediai nonostante l’Irlanda conservatrice e profondamente cattolica continuasse a diffidare dell’interesse che io e mia moglie nutrivamo per l’occultismo e i fenomeni magici. Il 1928 arrivò il Nobel. Mi ammalai di un’influenza e congestione polmonare che mi indebolì fortemente, i medici mi prescrissero un soggiorno all’estero in un clima più salubre, perciò venni di nuovo in Italia, a Rapallo, con mia moglie e i nostri due figli. Scrissi alla mia cara amica Lady Gregory “… questo è un luogo indescrivibilmente bello …”. Ad Aprile tornai in Irlanda e a Luglio tenni il mio ultimo discorso in Senato, il mio mandato stava scadendo e, a causa proprio della mia salute, non volli rinnovarlo. Nel 1931 l’Inghilterra mi conferì la Laurea Honoris Causa dell’Università di Oxford. Nonostante i miei gravi problemi di salute, continuai a scrivere senza sosta poesie, drammi e saggi fino alla mia morte avvenuta il 28 Gennaio 1939 a Cap Martin in Francia, sono stato sepolto a Roqueburne ma, nel 1848 la mia salma venne trasferita a Sligo, il luogo che ha più influenzato la mia vita: era il paese di mia madre e vi avevo trascorso lunghi periodi durante la mia infanzia e ogni tanto vi tornavo. Oggi c’è una statua in mio onore e vi viene organizzato ogni anno la Yeats International Summer School. La mia tomba si trova ai piedi del monte Ben Bulben e reca un’iscrizione che ho voluto io nella chiusa del poemetto “Sotto Ben Bulben”: “Getta un occhio freddo sulla vita, sulla morte! Cavaliere, passa!”. Per voi ho scelto questa poesia cantata dal vostro menestrello Angelo Branduardi.

QUANDO TU SARAI VECCHIA

Quando tu sarai vecchia e grigia e sonnolenta,
col capo tentennante accanto al fuoco,
prenditi questo libro,
e lentamente leggilo, e sogna del tenero sguardo
che gli occhi tuoi ebbero un tempo, e delle loro ombre profonde; quanti furono a amare i tuoi attimi
di grazia felice, e quanti amarono,
con falso o vero amore, la tua bellezza; ma uno solo amò l’anima peregrina
che era in te, e il dolore del tuo volto che muta. Curva di fronte ai ceppi risplendenti mormora,
con lieve tristezza, come Amore fuggì, come percorse,
passando, i monti che ci stanno alti sul capo,
e nascose il suo viso fra un nuvolo di stelle.

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