PREMIO NOBEL LETTERATURA: anno 1925 George Bernard Shaw

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Nel 1925 il Premio Nobel per la Letteratura venne assegnato a me, GEORGE BERNARD SHAW, “per il suo lavoro intriso di idealismo ed umanità, la cui satira stimolante è spesso infusa di una poetica di singolare bellezza”. Mi presento anche se immagino che tra i Premi Nobel fin qui assegnati sono di sicuro tra quelli la cui memoria si è ampiamente tramandata ai posteri. Sono stato uno scrittore, drammaturgo, linguista e critico musicale. Sono nato a Dublino il 26 Luglio 1856 da una famiglia di origine inglese. Quando ero ancora giovanissimo, mio padre, alcoolizzato, perse il lavoro e la mia famiglia costretta a vivere in povertà. Riuscii a frequentare, seppure saltuariamente, diverse scuole ma il valore della mia istruzione crebbe e si arricchì grazie alla lettura delle opere di Shakespeare e della Bibbia. Nel 1876, all’età di 20 anni, mi trasferii a Londra dove mia madre insegnava canto, nel mio bagaglio recavo solo tante idee. In questi anni la lettura de “Il Capitale” di Karl Marx mi portò ad aderire al Socialismo. A Londra mi iscrissi subito alla “Fabian Society”, gruppo intellettuale di socialisti attenti più ai problemi dell’uguaglianza sociale che a quelli della lotta di classe. In questo periodo tentai anche l’esordio letterario come romanziere ma non ebbi fortuna. Nel 1885 divenni critico per una rivista e poi critico d’arte per “The World” e tra il 1888 e il 1890 sono stato anche critico musicale per “The Star” affermandomi come uno dei migliori. Solo successivamente mi dedicai al teatro, prima come critico e poi come saggista. Divenni un convinto ammiratore di Richard Wagner mentre, dal punto di vista letterario, mi avvicinai alle teorie drammatiche di Henrik Ibsen; in questo periodo elaborai la riflessione che il teatro doveva essere una fucina di pensieri, una guida della coscienza, un commentario della condotta sociale, una corazza contro la disperazione e la stupidità e un tempio per l’elevazione dell’uomo. Nel 1892 e nel 1894 apparvero le mie prime opere: “Le case del vedovo” e “La professione della signora Warren” con la quale affrontai il tema scabroso della prostituzione femminile, ancora fortemente influenzato dallo stile di Ibsen. Nel 1898 convolai a nozze con Charlotte Payne-Trownshend, ereditiera irlandese che mi liberò dalle preoccupazioni economiche tanto che mi potei permettere di dedicarmi a tempo pieno al teatro e così realizzai i drammi “Cesare e Cleopatra”, “Uomo e superuomo”, “Il maggiore Barbara” ma la mia opera più famosa è e resterà “Pigmalione” del 1914 col quale affrontai alcuni dei miei temi preferiti: dall’emancipazione femminile al discorso sul linguaggio. Negli anni che seguirono la I° guerra mondiale acuii il mio carattere sarcastico: nel 1923 scrissi quello che è considerato il mio capolavoro “Santa Giovanna”. Sono stato sempre definito un predicatore travestito da saltimbanco, nel 1925 comunque mi giunse la consacrazione mondiale con il Nobel che mi rifiutai di andare a ritirare perché non potevo perdonare Alfred Nobel per aver inventato la dinamite, ma solo un demone con sembianze umane poteva inventare il Nobel. Continuai a scrivere anche da ultranovantenne. Ho lasciato questo mondo il 2 Novembre 1950 a seguito di una disgraziata caduta mentre inseguivo una farfalla nella mia tenuta di Ayot St. Lawrence. Fin da giovane, ispirandomi a Shelley avevo scelto di diventare vegetariano per motivi etici però in età avanzata, per ovviare alla carenza di vitamina B12 presente solo in prodotti di origine animale, dovetti assumere degli estratti epatici. Sono stato anche un antivivisezionista, avverso alla sperimentazione animale. Nel 1895 fui uno dei cofondatori della London School of Economics and Political Science. A metà degli anni ’30 del secolo scorso, dopo un viaggio in URSS durante il quale conobbi personalmente Stalin, divenni un fervente sostenitore della Russia stalinista. Ciò è testimoniato dal fatto che l’11 Ottobre 1931, durante la depressione americana, affermai ad una radio USA che ogni operaio specializzato di età adeguata e con un buon carattere sarebbe stato accolto e assunto in Unione Sovietica e un centinaio di Statunitensi lasciarono effettivamente il loro Paese per raggiungere l’URSS. Inoltre, in una lettera aperta inviata al quotidiano di Manchester “The Guardian” affermai che le notizie di frequenti carestie in URSS erano solo chiacchiere messe in giro per ingannare e sfruttare i lavoratori. Da un lato venni attaccato per avere utilizzato l’arte drammatica per propaganda sociale e di aver creato personaggi che erano dei brillanti oratori ma privi di qualsiasi calore umano, con conflitti razionali, dibattiti tra opposte fazioni e un humor usato per rendere il messaggio più fruibile a tutti. D’altro canto mi venne però riconosciuto il ruolo notevole che ebbi nello sviluppare un genere di commedia capace di esplorare le conseguenze  del capitalismo ed altri temi del mio tempo come la parità tra i sessi. Un teatro nuovo, fucina di idee. Considerate che fino al 2016 sono stato l’unico artista ad aver vinto sia il Nobel che l’Oscar. Quest’ultimo nel 1939 per la miglior sceneggiatura non originale per il film “Pigmalione” con Leslie Howard. Inoltre sempre dal mio “Pigmalione” hanno tratto il musical “My fair lady” di George Cukor con Audrey Hepburn e Rex Harrison, vincitore di ben 8 Oscar su 12 candidature. Scusare se è poco!

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