PREMIO NOBEL LETTERATURA: anno 1929 Thomas Mann

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Nel 1929 il Premio Nobel per la Letteratura venne assegnato a me, THOMAS MANN, “principalmente per i suoi grandi romanzi I Buddenbrook e La montagna incantata”. 

Il mio nome per esteso è Paul Thomas Mann e sono nato a Lubecca il 6 Giugno 1875, secondogenito di Thomas Johann Heinrich, un facoltoso commerciante e senatore, e di Julia da Silva Bruhns. Mia madre era nata in Brasile, terra d’origine di mia nonna, ma fin dall’infanzia ha vissuto in Germania, paese d’origine di mio nonno. Nonostante le origine cattoliche della famiglia materna, venni battezzato secondo il rito luterano professato da mio padre. Trascorsi le estati della mia infanzia a Travemunde, sul mar Baltico, dove già davo ampio spazio alla mia indole fantasiosa e sognatrice, grazie alla bellezza naturale del luogo.  Frequentai la scuola con scarso interesse, preferivo dedicarmi a letture e studi personali che mi interessassero veramente, a differenza delle materie scolastiche. Frequentai comunque le scuole ad indirizzo commerciale a Lubecca, perché mio padre desiderava che mi occupassi degli affari di famiglia. Nel 1892, alla morte di mio padre, mia madre liquidò l’azienda di famiglia e si trasferì con i miei fratelli e le mie sorelle a Monaco di Baviera, io rimase ancora per due anni a Lubecca per completare gli studi. A Monaco inizia a lavorare in una compagnia di assicurazioni ma, nel tempo libero, continuai a scrivere, finché non lasciai il mio lavoro e nel 1895, deciso a coltivare i miei veri interessi, mi iscrissi all’Università con l’intenzione di diventare giornalista. Iniziai anche a scrivere brevi racconti e per una rivista culturale, oltre che alla recitazione in piccoli teatri. Dal 1896 al 1898 vissi con mio fratello Heinrich, già noto giornalista e scrittore, a Roma, dove iniziai a scrivere “I Buddenbrook” che pubblicai nel 1901 con grande successo, tanto che divenni di colpo famoso anche fuori dalla Germania. Nel romanzo, fortemente autobiografico, narrai l’ascesa e la caduta di una ricca famiglia di mercanti di Lubecca. Seguì la pubblicazione della raccolta di novelle intitolata  “Tristan”. L’11 Febbraio 1905 sposai Katharina Pringsheim che in famiglia chiamavamo Katia, figlia del grande matematico Alfred, lei stessa laureata in chimica,  e nipote della propugnatrice dei diritti delle donne Hedwig Dohm. Dal nostro matrimonio nacquero sei figli benché le fosse stato sconsigliato di avere figli, visto che era di delicata costituzione. Invece arrivò subito Erika, l’anno successivo Klaus, poi Solo, Monika, Elisabeth e infine Michael. Nel 1909 diedi alle stampe il mio secondo romanzo “Altezza reale” e nel 1912 “La morte a Venezia” che destò molto scalpore per i suoi contenuti. Nel 1914 sostenni la causa tedesca nelle I° Guerra Mondiale, in contrasto con mio fratello Heinrich convinto pacifista. Nel 1918 pubblicai “Considerazioni di un impolitico” un saggio che confermava la mia posizione conservatrice. Nel 1924 uscì il mio secondo grande capolavoro “La montagna incantata” un romanzo che parla di formazione umana e spirituale, che segnò anche un riavvicinamento con mio fratello.  Nel 1926 iniziai a scrivere la tetralogia biblica “Giuseppe e i suoi fratelli” che mi impegnò per ben 15 anni. Il primo volume uscì nel 1933, una rivisitazione della storia narrata nella Bibbia, tra mito e psicologia. Nel 1929 mi giunse il Nobel. Con l’avvento al potere di Hitler nel 1933 iniziò il mio esilio tra Francia, Svizzera e poi Stati Uniti dove accettai di insegnare all’Università di Princeton. Negli anni a seguire presi pubblicamente posizione contro il Nazismo, tanto che mi venne tolta la cittadinanza tedesca e i miei beni in Patria confiscati. Nel 1939 pubblicai negli Stati Uniti il romanzo “Lotta a Wiemar” che ha come protagonista un mio mito Johann Wolfgang Goethe e nel 1944 ottenni la cittadinanza americana. Alla fine della II° Guerra Mondiale non tornai in Germania perché, con la sua suddivisione e rappresentando la parte moralmente “pulita” del mio Paese, non volevo finire per essere strumentalizzato da nessuna delle due parti, Est e Ovest. Vedere il mio Paese diviso fu una sofferenza per me, come lo furono le critiche che mi vennero mosse dai miei connazionali che ritenevano che avessi colpevolizzato tutta la Nazione per quanto era accaduto col Nazismo. Nel 1947 uscì “Dottor Faustus” ma i due anni successivi furono caratterizzati da una catena di eventi familiari tragici: prima il suicidio di mio figlio Klaus, poi le morti dei miei fratelli Viktor e Heinrich. Per tutti gli anni ’50 visitai varie volte la Germania sia Est che Ovest e scrissi il romanzo “L’eletto”. Nel 1952 scelsi di tornare definitivamente in Europa, però scelsi la Svizzera e nel 1954 uscì il mio ultimo grande successo “Le confessioni del cavaliere dell’industria Felix Krull”, che avevo iniziato nel 1910, rimasto però incompiuto della seconda parte che non riuscii a realizzare. Nel 1955 compii il mio ultimo viaggio in Germania che mi portò a Lubecca, la mia città, dove mi venne conferita la Laurea Honoris Causa. Il 12 Agosto 1955, a Zurigo, a seguito di un collasso, lasciai questa vita terrena.

Per voi questa citazione da “Tonio Kroger

“La felicità non sta nell’essere amati: questa è soltanto una soddisfazione di vanità mista a disgusto. La felicità è nell’amare”.

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