PREMIO NOBEL LETTERATURA: anno 1903 Bjornstjerne Bjorson

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Nel 1903 il Nobel per la Letteratura venne assegnato a me, BJORNSTJERNE BJORSON con la motivazione “Un tributo alla sua nobile, magnifica e versatile poeticità, con la quale si è sempre distinto per la chiarezza della sua ispirazione e la rara purezza del suo spirito”, ma non credo che siate in molti a ricordarvi di me. Sono nato l’8 Dicembre 1832 a Kvikne in Norvegia, sono un poeta, un drammaturgo, uno scrittore che, insieme a Henrik Ibsen ho concorso alla nascita della drammaturgia norvegese e scandinava moderna. Sono figlio di un pastore protestante di origine contadina, non sono riuscito a completare gli studi universitari, mi sono impegnato subito nel giornalismo e nella letteratura. Fin dall’adolescenza sono stato animato da un fervore ideale che mi ha visto impegnato in prima linea nelle battaglie per l’indipendenza del mio Paese, mentre iniziavo ad esprimere la mia vena letteraria, sia in prosa che in poesia. Scoprii anche il teatro e me ne appassionai tanto che scrissi il suo mio primo dramma “Valborg”.  La maturità mi conferì la consapevolezza delle mie capacità e degli obiettivi da perseguire fino a farmi rinnegare, distruggendoli tutti, gli scritti che avevo realizzato fino a quel momento. Improntai la mia nuova vita all’insegna del motto “natura e verità”, estrema sintesi di una nuova concezione dell’esistenza a cui ero approdato e che anteponeva il bisogno di verità a quello più vacuo di bellezza esteriore.  La mia prima fase artistica era incentrata sul romanticismo, che unii alla tematica del mondo rurale. Alcuni dei miei drammi erano ambientati in epoche precedenti. Nella seconda fase, dal 1864 al 1879 mi avvicinai alle problematiche sociali, alla posizione radical-liberale ed alla focalizzazione della borghesia come argomento di indagine. In questo periodo ho composto soprattutto drammi, commedie e romanzi, fra i quali il dramma sociale “Leonarda” del 1879 col quale innescai polemiche e dibattiti; poi la commedia satirica “Il nuovo sistema” e il dramma mistico-simbolico “Oltre le forze” con i quali riscossi un buon successo.  Un’altra tematica alla quale mi appassionai fu quella che riguardava l’adozione di una lingua letteraria norvegese distinta da quella che derivava dall’unione col danese, che era stata usata fino ad allora. Ho avuto l’onore di vedere le mie opere trasposte in diversi film ed adattamenti televisivi. La mia vita terrena si è spenta a Parigi il 26 Aprile 1910. La mia attività pionieristica nella lirica, nella prosa e nel teatro ha costituito un punto di riferimento per molti scrittori. Tra le mie opere quella che vi consiglio è “Al di là delle forze umane” la quale inscena attraverso la storia del pastore di una piccola comunità sperduta tra i fiordi del subartico una lacerante contrapposizione fra scienza e pensiero razionale. Tra i fiordi di fine ‘800 ho descritto albe che sembrano dipinte, un’aria che ha una consistenza diversa, rarefatta; le montagne sono scudi di terra resi friabili dalle piogge e dall’erosione. Adolf e Klara Sang vivono in un angolo di case sperduto assieme ai loro due figli. Il loro è un amore intenso, folle ma amare Adolf non è come amare un uomo qualunque perché lui è dotato di capacità soprannaturali, in grado di compiere sorprendenti guarigioni e, secondo alcuni, di resuscitare i morti col potere della propria fede. Solo sua moglie non riesce a godere delle sue capacità miracolose. Costretta a letto da un male oscuro, senza riuscire a muoversi o parlare, non è in grafo di tollerare odori, sapori e colori. Perché l’uomo dei miracoli non riesce a salvare la donna che ama? Se lo chiedono tutti, anche la sorella di Klara, Hanna arrivata dall’America per assistere l’ammalata. Per Adolf il fatto di non riuscire ad aiutare la moglie è proprio colpa di Klara che non prega abbastanza, è scettica convinta, educata al pensiero razionale e pertanto non in grado di concepire una fede senza limiti come quella del marito. Allora saranno a farlo per lei gli altri, i conoscenti, i figli, il marito, tutti insieme in un ultimo disperato tentativo per farla tornare a vivere davvero. Nella sua purezza stilistica prende vita il contrasto tra la fede e la ragione, con la messa in discussione dei miracoli, con la descrizione di patologie a quei tempi probabilmente sconosciute e inspiegabili, che oggi voi inquadrereste nella schizofrenia, nell’isteria o in forme acute di depressione. Quella delle “guarigioni miracolose” è una tematiche sulla quale mi sono soffermato a lungo nel corso dei miei studi. In “Al di là delle forze umane” ho voluto rappresentare tutta la fragilità dello sfaldarsi di un microuniverso, quello dell’uomo religioso sconfitto dalle sue credenze.

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