PREMIO NOBEL LETTERATURA: anno 1917 Henrik Pontoppidan

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Nel 1917 il Nobel per la Letteratura ebbe due vincitori:  KARL ADOLPH GJELLERUP e HENRIK PONTOPPIDAN.

Io sono HENRIK PONTOPPIDAN ed ho ricevuto il Nobel “per le sue reali descrizioni della vita moderna in Danimarca”. Infatti sono Danese perché sono nato a Frederiga in Danimarca il 24 Luglio 1857, nella penisola di Jutland. Ho trascorso la mia infanzia a Randers, dove mio padre Dines era pastore luterano. All’Università mi sono iscritto riluttante a Scienze naturali e Ingegneria al Politecnico di Copenaghen ma nel 1877 ho trovato finalmente il coraggio di abbandonare per assecondare il mio innato desiderio di vivere e scrivere in piena libertà, immerso nella natura e lontano dalla città. Sono partito quindi per la Svizzera per stabilirmi a Interlaken nel Cantone di Berna. Fra il 1879 e il 1880, mentre insegnavo alla Scuola Popolare Superiore, il cui direttore era mio fratello Morten, ho cominciato la stesura dei miei primi racconti, tutti di ispirazione popolare e naturalistica che ho pubblicato su alcuni periodici. Il sogno della pubblicazione si è concretizzato nel 1881, quando l’editore Schou decise di raccogliere le mie novelle in un libro dal titolo “Ali tarpate”, nel quale emerge la mia vicinanza alla classe rurale costretta a vivere tra miseria e le umiliazioni. Nello stesso anno ho sposato Mette Marie Hansen, di origini contadine. Le modeste iniziative editoriali mi hanno portato una certa popolarità: frequentando gli ambienti culturali di Copenaghen, ho incontrato il Direttore della “Casa Editrice Gyldendal”, Hegel, che mi ha introdotto nella sfera intellettuale della capitale danese e nel 1883 mi ha permesso la pubblicazione di una nuova raccolta di novelle “Immagini paesane”. L’anno seguente fu la volta del racconto “L’orso polare” pubblicato su uno dei più importanti quotidiani danesi. Intanto, dopo 10 anni di vita coniugale non proprio felice, nel 1891 divorziai. Questa svolta coincise con l’inizio della fase letteraria meno idealistica e più calata nella storia e nella realtà socio-culturale danese, con opere che mi hanno consacrato alla celebrità. Con “La terra” iniziai la pubblicazione della trilogia “La terra promessa”. Nel 1892 partii per l’Italia dopo essermi sposato per la seconda volta. Proseguiva intanto incessante la produzione letteraria affiancata dall’attività giornalistica con numerosi viaggi che ho compiuto tra il 1893 e il 1914 in vari paesi europei. Nel 1898 ho iniziato la pubblicazione di “Pietro il fortunato”, poderoso romanzo in 8 volumi che si concluse nel 1904, seguito da “Il regno dei morti”. Nel 1917 il Nobel e due anni dopo l’Università di Lund mi ha conferito la laurea “honoris causa” in filologia. Nel 1927 ho pubblicato “Il paradiso dell’uomo”. In questa, come in molte altre opere, emerge la mia critica ferocemente realistica e scettica al liberalismo danese che ho descritto come fragile e vacuo, ponendo in evidenza i conflitti irrisolti sociali e religiosi. L’ultimo lavoro è stato la pregevole autobiografia “Alla ricerca di me stesso”, uscita nel 1943 anno della mia morte avvenuta il 21 Agosto 1943. Sono considerato il più autorevole esponente del Naturalismo danese. Fra le mie opere più importanti: “La comunità di Sandige” del 1883, “Giovane amore” del 1885, “Mimose” del 1886, “Dalle capanne” del 1887, “Nuvole” del 1890 e “Il vecchio Adamo” del 1895. 

Incipit de “L’orso polare

“Immagina, caro lettore, un faccione di color rosso acceso, donde penda una candida barba arruffata, tra i cui grossi peli si nascondano residui di una minestra di cavoli, briciole di pane, o di tabacco color cannella. Aggiungivi l’imponenza di una gran fronte rugosa e d’una chiara calvizie cinta sulla nuca da una corona di bianchi capelli ricciuti che scendono sul colletto della giubba, un paio d’orecchie piccole, molli e carnose, due soffici e lanose sopracciglia, e un imponente naso violaceo che sporge tra due grandi e chiari occhi azzurrini dall’attonito sguardo. Ravviva questo volto con una mimica incessante e quasi inconscia, un frequente sorriso che accompagna i pensieri, il lieto ammiccare d’un occhio e un improvviso e ingiustificato alzarsi e abbassarsi delle folte sopracciglia accompagnato da simultanei movimenti delle braccia e delle spalle, e ti sarai fatta un’approssimativa idea dell’uomo che è il terrore del distretto di Uggelejre, lo sgomento di tutto il clero, l’oggetto dell’indignazione dei maestri di scuola e la disperazione del vescovo evangelico: del parroco protestante di Soby, Thorkild Asger Ejnar Frederick Muller”.

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