PREMIO NOBEL LETTERATURA: anno 1917 Karl Adolph Gjellerup

KARL ADOLPH GJELLERUP

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Nel 1917 il Nobel per la Letteratura ebbe due vincitori:  KARL ADOLPH GJELLERUP e HENRIK PONTOPPIDAN.

Io sono KARL ADOLPH GJELLERUP e ho ricevuto il premio “per la sua varia e ricca poeticità ispirata da elevati ideali”.  Sono nato a Roholte in Danimarca il 2 Giugno 1857, figlio del pastore, sono rimasto orfano di mio padre a soli 3 anni. Sono stato adottato da un cugino di mia madre, il pastore Johannes Finiger, che esercitava a Copenaghen. Grazie alla vasta cultura del mio benefattore, mi sono appassionato ai classici latini e greci, alla letteratura francese, tedesca, italiana, spagnola, russa, persiana e indiana mentre mi mostrai sempre molto distaccata dalla letteratura e dalla politica del mio paese. Mi sono dedicato fin da giovanissimo alla poesia e il mio primo scritto fu un poema epico sull’eroe della mitologia norrena Sigfrido, significativo della mia passione per la cultura germanica.  Proseguii con una serie di componimenti poetici e drammatici che traevano  ispirazione dal mondo classico e dalle letture persiane. Mi iscrissi a Teologia, cosa che mi consentì di approfondire anche la filosofia e la storia, nonostante mi considerassi cristiano nella mente e pagano nel cuore. Cresciuto durante il nazionalismo e l’idealismo romantico, ruppi con la mia educazione ed abbracciai il movimento Naturalista di Georg Brandes, critico letterario e filosofo danese, iniziando a scrivere romanzi spregiudicati sul tema dell’amore libero e dell’ateismo. Con il primo romanzo “Un idealista”, scritto alla fine degli studi universitari con lo pseudonimo di Epigonos, raccolsi gli elogi dello stesso Brandes, al quale dedicai anche il romanzo “Antigonos” del 1880 e la raccolta di liriche “Biancospino rosa”. Per due anni, dal 1883 al 1884, viaggiai per l’Europa con prolungati soggiorni in Italia, Grecia, Turchia e Russia. Da questi viaggi ne trassi due saggi molto apprezzati nel mio Paese intitolati “Un mese classico” e “Anno di vagabondaggio”, incentrati sulle bellezze naturali ed artistiche. In questo periodo scrissi uno dei miei capolavori “Brunilde” influenzato dagli ideali classici e dal modello wagneriano, caratterizzato da uno stile virtuoso e da una lingua danese in grande spolvero. Tornai poi a seguire la corrente Neoromantica delle mie origini, abbandonando nel 1885 il Naturalismo per avvicinarmi all’estetismo simbolico diffusosi nei Paesi scandinavi negli ultimi decenni dell’800. Prima della partenza dalla Danimarca, raggiunsi un buon successo nell’arte drammatica col dramma “Wuthorn” del 1891, ambientato in Svizzera. Il mio trasferimento definitivo in Germania mi attirò la malevolenza dei miei compatrioti, tanto che finii per identificare me stesso sempre più con il mio nuovo Paese, fino ad appoggiarlo apertamente durante la I° Guerra Mondiale ma questo non servì a farlmi sentire meno isolato culturalmente di quanto non lo fossi in Danimarca. La mia opera più importante è “Il pupillo dei Teutoni” del 1882, racconto semi-autobiografico sul processo di maturazione di un giovane credente conformista che diventa un intellettuale ateo filotedesco. Altro romanzo importante è “Il mulino” del 1896, melodramma sinistro sull’amore e la gelosia. Le opere degli ultimi anni sono profondamente influenzate dal Buddismo e dalla cultura orientale come i due drammi “Fuochi artificiali” del 1903 e “La moglie dell’uomo perfetto” del 1907. In Danimarca il Nobel che mi venne assegnato nel 1917 suscitò scarso interesse perché oramai era considerato un autore tedesco, mentre oggi sono oramai quasi totalmente sconosciuto e i miei lavori considerati poco originali e piuttosto superficiali ma nonostante ciò mi sono guadagnato la fama di “onesto cercatore di verità”.

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